
Babbo ci sei?
“Babbo ci sei?”. Una frase che racchiude tutto il tenero, fragile mondo infantile, bisognoso di attenzioni e cure. Non soltanto dalla madre ma anche dal padre. Una frase che dà il titolo al libro di Andrea Antro, che narra del suo ruolo di “apprendista papà”. Dopo una serie di riflessioni personali, prima Rebecca, poi Matilde, sono riuscite ad insegnargli la vera essenza di un ruolo alquanto complesso: “Non serve essere perfetti. Serve solo esserci. Sempre”.
L’arrivo di un figlio rappresenta un passaggio di crescita importante, caratterizzato da una serie di conquiste, sia a livello personale che di relazione. La coppia è chiamata ad affrontare tutta una serie di cambiamenti significativi: dal ruolo, al tempo, alla gestione delle emozioni e allo stile di vita. Gioie e sfide si intersecano, richiedendo un’enorme flessibilità per affrontare al meglio questa fase di transizione, con modificazioni nello stato sia psicologico che emotivo di entrambi i partner. Subito dopo la nascita, ciò che era stato soltanto immaginato, diventa tangibile e reale: il “noi coppia” lascia il posto a “noi famiglia”. Entrambi i partner mettono in gioco il proprio modello di attaccamento esperito con i rispettivi genitori e un primo, importante passo, è cercare di integrare armonicamente i due stili genitoriali, trovando punti di incontro e supporto.
La letteratura, negli anni, molto ha scritto sulla madre e sui suoi cambiamenti cerebrali e ormonali, tralasciando, erroneamente, quelli che entrano in gioco nella vita del padre fin dall’inizio del concepimento.
Proprio come le madri, anche i padri sono soggetti a paure e ansie che richiedono contenimento e supporto. Come le madri, anch’essi hanno fantasie, sogni, timori di inadeguatezza, bisogni di condivisione e rassicurazione. Anche per loro la nuova condizione di genitore esige radicali cambiamenti nel senso di sé, nello stile di vita, nei ruoli sociali e nelle prospettive personali e di coppia. Ma nessuno, intorno, sembra accorgersene o dargli importanza. Troppo spesso, neppure la compagna.
La società vuole i padri “integri, forti”, capaci di sopperire alle difficoltà materne ma sempre in grado di farcela da soli nell’arduo compito di preparare i figli all’entrata nel mondo culturale e sociale. Ma anche un padre può sentirsi smarrito, sopraffatto, stanco. E ha tutto il diritto di fermarsi, ascoltarsi ed essere ascoltato. Anche un padre ha bisogno di poter fare esperienza sbagliando, senza per questo essere condannato o sentirsi inadatto e inutile.
Andrea ha sperimentato l’importanza della partecipazione di entrambi i partner in tutto l’iter che conduce alla nascita. Il coinvolgimento mentale ed emotivo delle diverse tappe di sviluppo fetali permette di creare un’immagine mentale del proprio bambino, creando quella suspence indispensabile per alimentare il desiderio, e rafforza quel legame di coppia che dovrà essere sempre preservato al di sopra di ogni cosa perché, se marito e moglie sono sereni, mamma e papà non potranno non esserlo. E di conseguenza, tutti i membri della famiglia.
Dott.ssa Stefania Cioffi